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Ladies menu: galanteria o sessismo?

Alcune distinzioni di genere nei ristoranti possono sembrare anacronistiche

Viene chiamato blind menu o ladies menu e, per chi non lo sapesse, si tratta di un menù differente, definito “di cortesia”, riservato alle donne.
Nei ristoranti di alta gamma, italiani e non, vige una regola ormai consolidata, quasi un segno distintivo per la ristorazione di un certo tipo: prevedere per il gentil sesso una piccola, galante accortezza e cioè  la possibilità di scegliere le pietanze in tutta tranquillità, senza il condizionamento e lo stress causato dal prezzo.
Si dà per scontato che del conto debbano preoccuparsi compagni, mariti o fidanzati e, quindi, solo a loro va consegnato il menù con i prezzi.

Ora, la mia domanda è questa: al giorno d’oggi, il ladies menu può ancora venire considerato una galanteria? Oppure impone uno stereotipo che dovrebbe essere sepolto da tempo? La polemica infuria negli ultimi anni, ma le cose non sono ancora cambiate.

Ebbene, al D.one, io questa cosa l’ho cambiata.

Ma non ci sono arrivata subito. Devo essere sincera, all’inizio anche noi avevamo i due menù “da maschio” con i prezzi e “da femmina” senza. Mi dava fastidio, però temevo il giudizio dei critici dell’alta ristorazione. Inoltre, il nostro maître dell’epoca, con un trascorso in ristoranti tristellati di grande fama e molto tradizionalista, aveva imposto la regola dei due menù, nel senso “o si fa così o me ne vado”. 

Poi si sono verificate delle situazioni imbarazzanti del tipo:

  1. Arriva una coppia. Alla donna viene dato il blind menù, all’uomo il menù con i prezzi. Alla fine della cena, la donna chiede il conto.
    La signora era un broker, mentre il signore era un suo venditore molto bravo a cui lei aveva offerto una cena “importante”.
  2. Un gruppo di quattro persone, due uomini e due donne. Ad ognuno il suo menù. Tre dei quattro chiudono il menù e, pensando di fare cosa gradita, dicono ad una delle due signore “fai tu”. Quest’ultima è disorientata, nel suo menù non ci sono i prezzi!
    Era lei che offriva la cena per festeggiare il compleanno e non poteva sapere cosa avrebbe pagato, nonostante l’accortezza dei suoi ospiti.
  3. Due donne si accomodano al tavolo e la cameriera stagista consegna due menù senza prezzi. A fine cena, le signore ringraziano, si complimentano per tutto ma, nella recensione che compare online il giorno dopo, fanno presente che in un ristorante come il nostro si sarebbero aspettate un menù con i prezzi e non il solito “giochetto da trattoria di bassa lega”.
  4. Un uomo ed una donna, terminata la cena, chiedono due conti separati. Sono amici e vogliono pagare “alla romana”. Ma lui sa già l’ammontare del conto, per lei è una sorpresa, nel suo menù i prezzi non c’erano…

Non ho più avuto remore. Ormai da qualche anno, i menù del D.one sono all’insegna della par condicio, tutti uguali e prezzati.

Aggiungo che io, da cliente, disapprovo il ladies menu. Quando vado al ristorante con mio marito e mi ritrovo con il menù senza prezzi, sono costretta a sbirciare il menù “da uomo” o faccio a scambio nei momenti in cui non siamo osservati… ma è possibile una cosa del genere? Va da sé che, come ristoratrice, mi interessa conoscere i prezzi dei piatti dei colleghi e, come semplice buongustaia, ritengo il prezzo (giusto o non giusto che sia) una componente del piatto. Mutatis mutandis, mi piace ricordare, a questo proposito, l’opinione di un colto bibliofilo rosetano, proprietario di una libreria. Quando un cliente gli chiedeva di cancellare il prezzo dal libro che doveva essere regalato, il sig. D’Ilario si rifiutava e diceva: “non posso farlo, rovinerei il libro e, soprattutto annullerei una parte della sua storia ed essenza”.

Ma non finisce qui. Un altro momento che potrebbe venire considerato sessista è quello in cui il sommelier consegna la carta dei vini, seguito dalla fase dell’assaggio. Due step rigorosamente riservati ai signori uomini. Questa abitudine è universale nel mondo della ristorazione. Che andiate in pizzeria o in un ristorante stellato, la scelta alcolica è ritenuta una prerogativa maschile. Tuttalpiù, l’unico dubbio che può assalire il cameriere è a quale uomo deve consegnare la carta, se i maschi al tavolo sono più di uno. Eppure, la maggior parte delle donne è, ormai, molto informata ed assolutamente in grado di selezionare il vino giusto per i piatti scelti!

Cosa facciamo al D.one? Chiediamo a chi possiamo consegnare la carta dei vini, perché c’è sempre il più esperto del gruppo o della coppia, mentre agli altri commensali diamo la carta delle acque. Una soluzione che ritengo abbastanza equilibrata.

In conclusione, penso ci sia un generale accordo nel considerare galanti alcune modalità che caratterizzano il servizio nei ristoranti, come: aprire la porta alle signore, scostare la sedia per farle accomodare al tavolo, prendere per prima la loro ordinazione, servirle prima degli uomini.

Mentre le altre di cui abbiamo parlato, possono essere ritenute, dalla maggior parte delle donne, non più una galanteria, ma un’offesa dalla sfumatura sessista.

Sempre riguardo alla diatriba prezzi, Valerio Visintin, in suo articolo su Grande Cucina del febbraio 2019 esprime il punto di vista maschile: “I prezzi? vanno scritti su tutti i menù. Senza distinzioni di genere, penose ed anacronistiche. Presumere che le donne non debbano conoscere quanto costa la cena è umiliante per loro e, soprattutto, pericolosissimo per noi maschi!”

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